“Rischio di dire una cosa impopolare ma vale la pena chiedersi se non ci siano differenze strutturali tra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo”.
Lo ha detto lo storico Barbero ad un’intervista su La Stampa.
Inutile dire che quanto detto ha spinto il 90% della popolazione italiana a twittare funestamente contro di lui.
Questo a testimonianza che non si tratta solo di “truce femminismo”, anzi.
Si tratta di comprendere ciò che si dice, prima che lo si faccia.
Ma andiamo in ordine di tempo, e facciamo qualche passo indietro.
Che cos’è il gender gap?
Andiamo per definizioni.
Il gender gap è quel divario generazionale e di opinione che ruota intorno al genere dell’individuo.
Lo si potrebbe sintetizzare con “disparità di genere”.
Ognuno di noi è a conoscenza, però, dell’articolo 51,primo comma, della Costituzione Italiana “ tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge”.
Se andiamo proprio alle origini invece: la legge n. 903 del 1977 ha affermato il principio di parità, o meglio di non discriminazione, estendendolo alla disciplina dei rapporti di lavoro in tutti i suoi aspetti e nei momenti preliminari alla costituzione dei medesimi.
Quindi questo sta a significare che non è una questione di ignoranza, nel senso di ignorare, ma è un retaggio storico e culturale che l’uomo, l’istituzione o chi per esso, si porta dietro dalle generazioni e dagli usi precedenti o passati che siano.
Il Global Genter Gap Index
Il Global Genter Gap Index viene calcolato ogni anno a far data dal 2006, e va a studiare il divario di genere ed il suo crescere o diminuire, prendendo in considerazione quattro diverse dimensioni: partecipazione e opportunità economiche, istruzione, salute e sopravvivenza, empowerment politico.
Un po’ di numeri sul gender gap
Assodate tutta una serie di informazioni necessarie per affrontare l’argomento con criticità vi riporto dei numeri secondo me molto interessanti, che dimostrano quanto il gender gap, sostanzialmente, non abbia nessuna possibilità di essere ridotto e quindi eliminato.
In Italia 1 manager su 3 e è donna è guadagna circa il 33% in meno rispetto ad un suo collega uomo, il dato si attesta tra i peggiori rispetto all’Italia, sono a Cipro e in Ungheria.
L’unico paese in cui la percentuale dei manager veste di rosa, è la Lituania.
L’Italia si trova al penultimo posto della classifica europea.
Il fenomeno del gender gap però si affianca a quello del gender pay gap, relativo ai salari.
Sempre in Italia, tra uomo e donna nella stessa posizione lavorativa c’è un gap di 15 euro in più per il salario maschile.
Spostiamoci sul mondo politico…
Il 19,7% dal Quirinale ai banchi dei Consigli Comunali, è donna. Tutto il resto è uomo.
Dal 1948 ad oggi, solo nel 2014 si è avuto un governo diviso esattamente a metà, il 50% era rosa l’altro 50% no.
Ma allontaniamoci un attimo da numeri e percentuali che ci danno la triste testimonianza che nonostante ci troviamo nell’epoca delle macchine elettriche, siamo rimasti al 1948 per tutto il resto.
E’ il patriarcato, il sistema sociale in cui sguazza l’Italia.
Quel metodo di vita, per il quale gli uomini detengono il poter e chiaramente sono preferiti in ogni ruolo di leadership, che sia politica, morale, sociale, lavorativa.
Nel 2021 sono a capo di uno studio, ma la realtà dei fatti è che il capo non sono mai io.
Questo non vuol dire, però, non raccontarlo e non far sì che ogni donna, attraverso la divulgazione e l’informazione, capisca quanto il suo valore debba essere un plus valore e non una normalità.
Sarebbe inutile fare un strabordante elenco nel quale vi cito tutte le donne di successo, perché il mondo sa e conosce bene.
Però..
se Barbero è tanto convinto che le donne non siano spavalde, o che siano insicure, beh lo aspetto per un caffè.