L’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio scorso ha portato almeno un milione di civilə a fuggire dal paese per cercare asilo negli stati europei confinanti. Per alcune persone, tuttavia, la fuga dall’Ucraina risulta più difficile che per altre: il razzismo e la transfobia, infatti, tengono numerosə civilə in ostaggio nel paese invaso.
La transfobia in tempo di guerra
Negli ultimi giorni la comunità internazionale ha posto molta attenzione sul trattamento disumano subito dalle persone nere in fuga dall’Ucraina, respinte al confine con la Polonia a causa del colore della loro pelle. Poco si è parlato, invece, delle difficoltà riscontrate della comunità transgender ucraina nel lasciare il paese invaso a causa della mancanza di documenti che riflettano la loro identità di genere.
Zi Faámelu – donna transgender nata in Crimea e residente a Kyiv – spiega che il suo passaporto riporta ancora il sesso maschile assegnatole alla nascita, e che l’Ucraina al momento impedisce a tutti gli uomini in età da combattimento di lasciare il paese.
“È impossibile che le persone al confine ucraino mi lascino passare” – dice Faámelu – “È impossibile”.
La transfobia in tempo di pace
L’attacco russo ha notevolmente peggiorato la condizione della comunità transgender in Ucraina, ma anche in tempo di pace la situazione non è rosea.
Il processo per ottenere un documento in linea con la propria identità di genere in Ucraina è infatti lungo e complicato. Human Rights Watch riporta che fino a pochi anni fa coloro che volevano intraprendere questo percorso venivano sottopostə a un’ampia osservazione psichiatrica e a un intervento chirurgico di riassegnazione di genere.
Dal 2017 in avanti il processo è stato accorciato, ma la legge richiede ancora alle persone transgender ucraine di sottoporsi a diversi esami psichiatrici per ottenere i propri documenti.
“Non voglio affrontare questo procedimento. È umiliante ” – riporta Faámelu – “Ho deciso di tenere il mio passaporto, di mantenere il sesso maschile sul passaporto, e ora non posso lasciare questo paese”.
La paura del quotidiano
Faámelu racconta anche la paura che prova all’idea di uscire di casa. Oltre al timore dovuto alla pioggia di bombe e missili, ritiene di poter essere un bersaglio sia per l’esercito che per ə civilə armatə.
“Molte persone hanno armi e pistole… Può essere una scusa per esercitare violenza”.
Il caso di Faámelu non è l’unico.
Anche Nick – diciottenne non-binary con passaporto maschile – è chiamatə a difendere il suo paese, e si trova costrettə a nascondersi dalle autorità. Judis – donna transgender residente a circa 70 km da Kyiv – riporta invece che l’attacco alla città le impedisce l’accesso ai medicinali necessari per la sua transizione.
“Ho davvero paura. E non so per quanto tempo posso rimanere dove sono ora. Non ho nessun posto dove andare”.