Chi è Dora Idesová? È un’etnografa; ma è anche l’ultima discendente d’una famiglia assai particolare. Surmena, la zia che ha accudito lei e il suo fratellino, è una di quelle che a Žítková chiamano “dee”: donne abili nel guarire, nel divinare e nel sedare le tempeste. Strega o sacerdotessa che sia, Surmena ha ricevuto il dono per via ereditaria. E Dora? Cosa farà lei, la sua unica discendente? Difficile dirlo.
Chi è Dora Idesová?
Il Novecento, il “secolo breve”, si è abbattuto come una bufera sull’antichissima gnosi delle “dee”. Prima, i nazisti si sono interessati sin troppo a loro, scambiandole per le eredi delle sacerdotesse germaniche. Poi, la Cecoslovacchia socialista ha fatto di tutto per criminalizzarle o farle internare, come “reazionarie” e “ciarlatane”. La stessa Surmena ha finito i propri giorni in una clinica psichiatrica. Superfluo dire che nessuna ideologia, pur travolgendole, ha mai potuto decifrare la natura del loro sapere.
L’eredità delle dee (2012) è il fortunato romanzo dell’autrice ceca Kateřina Tučková (1980-). Si basa su reali aspetti etnografici della regione di Moravské Kopanice, sui Carpazi Bianchi. È un mezzo per rendere giustizia a donne sconosciute e straordinarie, che hanno dovuto affrontare le persecuzioni religiose e le ideologie del Novecento con l’unica arma della loro forza interiore.
Dora Idesová e Janigena: amore, natura e fato
Cosa fanno le “dee” di Žítková su EnbyPost?
È per via di Dora. Una volta rimasta senza famiglia, ha trascorso l’adolescenza in collegio, in mezzo a compagne che la segnavano a dito come “lesbica”. Eppure, lei, allora, non voleva rendersene conto.
Una volta adulta, ha numerose avventure con uomini, alla ricerca di una “scintilla” che non scatta. Per conoscere l’amore, deve attendere il ritorno a casa e la morte di suo padre, incarcerato tempo addietro per aver ucciso la moglie. Nei giorni delle esequie, scoppia la passione fra Dora e Janigena, un’altra donna del posto. Peccato che Janigena abbia marito e figli. Si trova così divisa fra i sentimenti per la sua amante e il terrore dell’ignominia. In più, Janigena ha un lato ombroso e feroce.
La relazione alterna l’ebbrezza al senso di colpa, senza possibili vie di mezzo. Un amore così fa paura, come le forze della natura e i poteri delle “dee”. Ma proprio per questo è irreprimibile. Proprio per questo è vissuto nei luoghi ove i genitori di Dora hanno incontrato le loro tragiche morti. I momenti più forti della relazione sono salutati da tuoni e fulmini – in un mondo come quello di Kopanice, la corrispondenza fra sentimento e natura è ancora possibile.
Pian piano, emergono i collegamenti fra la nascita di Janigena e una maledizione che perseguita la famiglia di Dora. Come andrà a finire? Quando magia, pregiudizio e sentimento s’intrecciano, non esistono previsioni, né lieti fini scontati.
Una cosa, però, è certa: l’incantesimo più forte è il fiorire dell’amore a dispetto di tutto. E la maledizione peggiore è la cappa dell’ottusità e del pregiudizio.
Erica “Eric” Gazzoldi
Immagine tratta da Wikimedia Commons.