La lobotomia (ecco il significato da Wikipedia), una procedura chirurgica sviluppata nel 1930, ha suscitato interesse, orrore e controversie nella storia della Psichiatria.
Questa pratica, conosciuta anche come leucotomia prefrontale, era inizialmente concepita come un trattamento per le malattie mentali, ma ha portato a risultati discutibili e ha sollevato importanti questioni etiche.
Origini e Sviluppo
La lobotomia fu sviluppata da un medico portoghese, Antonio Egas Moniz, nel 1935.
La tecnica coinvolgeva la rimozione o la distruzione di parte del tessuto cerebrale, in particolare delle fibre nervose connesse alla corteccia prefrontale.
Moniz credeva che la lobotomia potesse alleviare i sintomi di gravi disturbi mentali come la schizofrenia e la depressione. Tuttavia, fu il neurochirurgo americano Walter Freeman che portò la lobotomia alla ribalta negli Stati Uniti.
Freeman introdusse la “lobotomia frontale transorbitale” nel 1946, una procedura in cui inseriva un piccolo coltello nell’orbita oculare e lo utilizzava per danneggiare il tessuto cerebrale. Questa variante di lobotomia divenne notevolmente popolare negli anni ’40 e ’50 e venne eseguita su migliaia di pazienti.
Effetti e Controversie di questa pratica
Sebbene alcuni pazienti sembrassero mostrare un miglioramento temporaneo dei sintomi dopo una lobotomia, molti altri riportarono gravi effetti collaterali. Questi effetti includevano cambiamenti drastici nella personalità, perdita di capacità cognitive, apatia e incapacità di affrontare situazioni quotidiane.
La lobotomia fu rapidamente criticata da molti professionisti medici e psichiatri. La sua popolarità continuò a crescere, in parte a causa della mancanza di alternative efficaci per il trattamento dei disturbi mentali gravi.
La Fine della Lobotomia
La svolta nella percezione della lobotomia avvenne negli anni ’50 e ’60, quando emersero prove sempre più convincenti dei suoi effetti negativi a lungo termine.
La nascita di farmaci antipsicotici come il clorpromazina offrì un’alternativa meno invasiva e più efficace per il trattamento dei disturbi mentali. Ciò portò gradualmente alla diminuzione dell’uso della lobotomia negli anni ’60.
Lobotomia: riflessioni Etiche
La lobotomia solleva importanti questioni etiche. Molti ritengono che la procedura fosse una forma di tortura psicologica, dato che i pazienti spesso subivano gravi conseguenze senza il loro consenso informato.
Inoltre, il fatto che la lobotomia fosse eseguita su pazienti senza alternative efficaci disponibili solleva interrogativi sulle pratiche mediche e sulla tutela dei diritti umani.
La Lobotomia nella Storia della Psichiatria: Conclusioni
La lobotomia è una pratica che ha segnato un capitolo oscuro nella storia della medicina e della psichiatria. Sebbene sia stata inizialmente accolta con entusiasmo come un trattamento innovativo per i disturbi mentali, i suoi effetti negativi a lungo termine e le questioni etiche ad essa associate ne hanno alla fine causato il declino.
Oggi, la lobotomia è vista come una procedura crudele e inutile, ma serve da monito sulle implicazioni dell’etica medica e sulle sfide nel trattare i disturbi mentali.
Rosalba Soresi
Il Largactil è degli anni 50.Prima,gli psichiatri non avevano strumenti adeguati a trattare la schizofrenia,malattia terribile,ben nota ma non curabile.La lobotomia,come altre pratiche oggi ritenute eticamente negative,era usata negli anni 30 per disperazione.Qualche volta funzioni chiave,per contenere i casi disperati.La Storia della Medicina va sempre contestualizzata conoscendo esattamente l’epoca.