Qualche giorno fa, si è agitato lo scandalo riguardo al Mondo al Contrario di Roberto Vannacci. Nel testo, l’autore spiega il suo punto di vista su tutte le diverse questioni che dividono conservatori e progressisti, offrendoci un ritratto esaustivo delle idiosincrasie dell’Italia dei populismi.
Il mondo al contrario del generale Vannacci: l’apologia dell’indifferenza
Il mondo al contrario di Roberto Vannacci è la risposta dell’uomo medio al cambiamento della società. Di quelli che hanno vinto la lotteria del luogo comune e che prosperano nel conformismo. Quella del buon padre di famiglia che si alza seccato dal divano per sbrigare quella noiosa seccatura dello spirito critico e tornare finalmente davanti alla televisione.
L’obiettivo? Salvare quel sano mondo tradizionalista e patriarcale nel quale le persone “normali” possono badare al loro orticello, senza pensare troppo alle esigenze degli altri.
Il generale Vannacci rappresenta l’esatta antitesi della memoria di Michela Murgia: ad una vita dedicata a spronare allo spirito critico, all’ascolto della varietà di individualità di cui è composta la società, è contrapposto un muro di superficialità e di indifferenza. Ogni criticità sociale è spinta sotto il tappeto, spacciata come una favola che gli intellettuali progressisti, persi nelle loro astrazioni, inventano ai danni del popolo.
L’indifferenza come risposta, l’inerzia come metodo.
Secondo la visione di Roberto Vannacci, il Mondo al Contrario è quello di chi spaccia problemi artefatti in risposta a condizioni a cui, tutto sommato, è giusto abituarsi, senza farsi tante domande. Tutto fa parte della natura delle cose. Solo dei matti, o degli ipocriti, potrebbero convincere qualcuno a pensare di poterla cambiare.
Se il benessere delle società consumistiche può essere garantito soltanto da un mix delle fonti energetiche che abbiamo già, perché porsi il problema della sostenibilità ambientale ?
Quando è così evidente che tra persone di culture e di etnie diverse può esserci soltanto odio, e non il dialogo tra esseri umani con gli stessi problemi, perché porsi il problema dell’integrazione e della convivenza nelle società multietniche?
Perché porsi il problema delle diseguaglianze sociali alla base della povertà e della criminalità quando è possibile semplicemente dare mano libera alla polizia e all’esercito? Anzi, perché non educare direttamente i cittadini a prendere in mano le armi per pensare da sé alla propria sicurezza?
Perché porsi il problema di trattare umanamente gli altri animali, se è evidente, nella competizione tra le specie, che la natura abbia creato ogni specie vivente per competere con le altre? E perché quindi l’essere umano dovrebbe essere da meno?
Il generale Vannacci contro la comunità LGBT+. La forza dei numeri contro l’uguaglianza dei diritti.
Naturalmente, nel Mondo al Contrario del generale Vannacci non manca una filippica contro le persone LGBT +. In una variegata collezione di ogni luogo comune finora escogitato dalla propaganda omotransfobica conservatrice, Vannacci dipinge il movimento progressista LGBT+ come una piccola cricca liberticida, intenzionata a far digerire a forza la tolleranza verso quei modi di essere umani che sarebbero, in fondo, solo modi bislacchi di vivere, non diversi tra tante tendenze del momento.
Alla varietà di discriminazioni e di intimidazione che le persone LGBT+ subiscono ogni giorno da una società che non le contempla, Vannacci risponde con un’orgogliosa indifferenza. Parlando di persone LGBT+ si parlerebbe di risibili minoranze, di un uno per cento della popolazione che, in quanto tale, non ha dignità di presentare ad una società democratica il proprio diritto di esistere. Secondo il generale Vannacci, ciò darebbe il diritto, alle maggioranze, di proseguire nel proprio disprezzo verso categorie di persone non comprese nelle maglie strette del luogo comune.
E’ lo sdoganamento del bullismo cameratesco sul dialogo, un malinteso senso democratico che consiste in realtà in una voglia di dittatura della maggioranza.
Il mondo al contrario di Roberto Vannacci. Vademecum per la discordia
Tra vittimismi, fallacie logiche e interpretazioni in malafede, Roberto Vannacci riesce a raccogliere in maniera esaustiva tutte le paure che sfrutta la destra peggiore per impostare la propria propaganda. La paura per la complessità dei fenomeni sociali che è propria di una società in continuo cambiamento. La paura per la varietà degli esseri umani, impossibile da inquadrare in schemi rigidi e inflessibili. La pigrizia intellettuale di chi non si mette mai in ascolto degli altri, e non nutre nessuna curiosità per le circostante.
La risposta dell’uomo mediocre del generale Vannacci suscita grande popolarità perché gli italiani sono educati da anni a nascondere sotto il tappeto i problemi della loro società. La giusta indignazione dei molti che reagiscono offesi consisterebbe in una crudele censura dei pochi sui molti, e fornirebbe al pubblico silenzioso dei suoi ammiratori una finta patina di nobiltà, degna del miglior complottista.
Seguendo le orme del generale Vannacci, la società diventa ancora più sorda e più egoista. Più divisa tra una maggioranza sempre più intollerante e le rivendicazioni di tutti gli emarginati attutite dall’indifferenza.
In fondo, quale situazione politica migliore, per un ufficiale dell’esercito, che quella di una guerra continua?
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