Male gaze: che cos’è, e cosa comporta?
Negli ultimi mesi, TikTok pullula di video sulle “pick me girls”, ovvero ragazze che, sulla base di stereotipi, si atteggiano in modo che reputano “mascolino” (per esempio giocando ai videogame, o mostrando interesse per gli sport) per distinguersi dal prototipo di donna vanesia e superficiale, nella speranza di ricevere quindi più attenzioni maschili, non essendo “come le altre”.
Per quanto questi atteggiamenti possano risultare superficiali e addirittura irritanti, leggendo i commenti è facile rendersi conto della misoginia da cui la maggior parte delle critiche fosse mossa. Sorge spontaneo chiedersi: perché vogliamo a tutti i costi piacere, e cosa ci mette in competizione sfrenata per ricevere attenzioni e approvazione da parte degli uomini?
Donne, persone non binarie, e chiunque non si identifichi come uomo-cis hanno interiorizzato un desiderio di rientrare in canoni che gli sono stati imposti per essere accettabili e desiderabili. In parole povere, sono target del male gaze.
E le “pick me” non sono nient’altro che l’ennesima categorizzazione che questo “sguardo” crea, portandoci da una parte a fare di tutto pur di ottenere l’approvazione maschile, e dall’altra criticando le vittime di questo framework, e non chi lo rinforza.
Ma precisamente, che cosa significa male gaze?
In chiave transfemminista, per male gaze si intende la tendenza a plasmare valori estetici, comportamentali, e sociali attorno ai desideri e intenzioni dell’uomo cis-etero. Questo può avere diversi riscontri nella realtà.
Innanzitutto, il male gaze rinforza prospettive binarie, per i quali certi aspetti comportamentali o caratteristiche fisiche siano “intrinsecamente” legate all’identità di genere di una persona (“agli uomini non piacciono i peli sulle gambe”, “ti vesti da maschiaccio”, e chi più ne ha, più ne metta). Questo porta ovviamente alla esclusione e alla cancellazione delle persone nonbinarie, che non identificandosi nel binomio uomo/donna, sono completamente esclus* dal discorso dominante.
Sguardo maschile e oggettificazione delle donne e delle persone non binarie
La percezione dei corpi è un’altra tematica fondamentale. L’oggettificazione e la feticizzazione di corpi sono effetti collaterali di uno sguardo che li spoglia propria individualità, vedendoli esclusivamente come “desiderabili” o “indesiderabili”, sulla base di determinati body standard.
È importante sottolineare, però, che il male gaze non è una prerogativa maschile. Anche donne e persone non-binarie possono perpetuare il male gaze. Si parla, appunto, di internalized male gaze. Tutt* hanno interiorizzato la pressione a adeguarsi a determinati standard fisici, intellettuali, comportamentali, a prescindere dalla propria sessualità o identità di genere. Ed è difficile disfarsene, ma non impossibile.
Come riconoscere il male gaze
Riconoscere che molti dei nostri gusti, canoni di bellezza e comportamenti sono plasmati è un ottimo punto di partenza per riconoscere il male gaze. Da qui, possiamo diffondere consapevolezza, motivando le persone a seguire i propri genuini interessi, passioni e idee a prescindere da quello che gli stereotipi di genere pensano sia appropriato per la propria identità.
Più facile a dirsi che a farsi? Forse. Ma la prossima volta che vediamo un video sulle pick me girls, prima di lasciarci andare a commenti più o meno velatamente misogini, chiediamoci chi glielo fa fare.