Giulia Cecchetin: la scomparsa
“Lo sapevamo fin dall’inizio.” L’11 novembre quando si è diffusa la notizia della scomparsa di Giulia Cecchetin e dell’ex fidanzato, tutti sapevamo, anche se avremmo tanto voluto sbagliarci, che lui era colpevole e che c’entrava con la sua sparizione. Non perché fossimo pazze, paranoiche o esagerate ma perché purtroppo lo sapevamo. A niente sono valse le ricerche, le segnalazioni sui social, la diffusione della macchina e l’angoscia per un finale orrendo. Infatti, un video aveva ripreso l’assassino picchiare la ragazza e poi chiuderla in macchina esanime.
Giulia Cecchetin: il ritrovamento
Il corpo di Giulia Cecchetin è stato ritrovato, dopo una settimana di ricerche, in un canale vicino al lago Barcis. Il suo carnefice, Filippo Turetta, l’ha fatto rotolare per diversi metri e poi è scappato fuori dall’Italia. La ragazza, inoltre, sarebbe stata pugnalata venti volte e avrebbe riportato segni di percosse. Questo dimostra come avesse premeditato di ucciderla, di farle del male, di privarla del suo futuro e della sua vita. Mentre lui vivrà, Giulia non c’è più. Non si potrà mai laureare né festeggiare con la sua famiglia e i suoi amici, non potrà mai indossare una corona d’alloro perché qualcun altro ha deciso che doveva finire così. Quel qualcuno che diceva di amarla, l’ha portata via da noi, sì perché Giulia siamo tutte noi.
L’uso di un giornalismo becero
Fin dal momento della sua scomparsa, i giornali hanno mancato di rispetto alla vittima e anche alla famiglia di lei. Infatti, hanno invaso lo spazio personale dei Cecchetin e hanno scritto articoli su articoli in cui mettevano una loro foto insieme “giovani ex fidanzati scomparsi” quando invece ad essere sparita era solo lei; lui era in fuga verso la Germania, dopo che aveva premeditato l’omicidio della poveretta. Inoltre, nessun articolo parla della ragazza, dei suoi sogni, della sua laurea, del suo splendido sorriso e del fatto che ha lottato prima di morire mentre fiumi di parole sono state spese per riportare le dichiarazioni della famiglia di lui “Era un bravo ragazzo” “l’amava, non studiava più da quando l’aveva lasciato” e dell’avvocato “le faceva i biscotti”.
Giulia Cecchetin: uccisa dalla violenza patriarcale
Le faceva i biscotti, dunque non poteva non amarla. Eppure è stato il vostro bravo ragazzo a rapirla, a pugnarla sotto casa e continuare ad infierire con tutta la rabbia che aveva in corpo e poi scappare. Non poteva accettare che la ragazza non volesse stare più con lui, non poteva accettare che non fosse una sua proprietà, che avesse davanti a sé un futuro brillante, che avesse delle aspirazioni. Filippo Turetta non è uno psicopatico, non è malato e non è un mostro: è il figlio sano del patriarcato. Le donne sono degli oggetti da possedere, sono una proprietà, devono appartenere all’uomo. Questo è il patriarcato e con tutti i vostri “eh ma non sono tutti così” uccidete Giulia e le donne vittime di femminicidio due volte; perché il patriarcato esiste, ne siamo ancora dentro e finché esisterà ancora, noi bruceremo tutto e lotteremo. E se dovessi essere la prossima, distruggete tutto.
Ecco un articolo utile per saperne di più: https://www.ilpost.it/2023/11/20/omicidio-giulia-cecchettin/
https://www.enbypost.it/2023/09/19/mascolinita-tossica-e-mascolinita-fragile-come-affrontarle/