Riguardo ai pronomi neutri, quel genio eclettico di Paul Auster una volta ha scritto: il linguaggio non è la verità ma il nostro modo di esistere al mondo. La rivendicazione dei diritti delle persone LGBT+, la rivoluzione dei generi e di un sistema binario vacillante e l’accoglienza di un dialogo aperto e diversificato sull’identità sessuale hanno permesso l’affermazione di definizioni non eteronormative.
Ora le persone non-binary chiedono di trovare un modo per esistere al mondo, un posto nella lingua italiana per farsi voce e darsi spazio: una particella del discorso che permetta l’inclusione di coloro che non si identificano né con il genere femminile, né con quello maschile. Come si fa a creare una parola nuova? Come si decostruisce la palafitta che da sempre sostiene il sistema binario dei pronomi italiani? Come si reinventa una lingua per adeguarla alla crescita della sensibilità sociale e all’inclusione?
Bisogna analizzare le opzioni che già abbiamo, rubare da altri idiomi e allenarsi all’incontro con l’altro, laddove non siamo mai stati.
Pronomi neutri: come si usano
Nel maggio 2021 Demi Lovato, cantante statunitense, annuncia pubblicamente di essere una persona non-binaria e chiede che nei suoi confronti vengano usati i pronomi neutri.
Per i paesi anglofoni il pronome neutro non è una novità: l’uso del they/them è già diffuso come forma sostitutiva del maschile o del femminile quando il soggetto della frase è sconosciuto. Ad esempio nella frase If anyone asks, tell them you don’t know, dove anyone è pronome indefinito, senza genere.
In questo caso il pronome them è utilizzato come un maschile sovraesteso in italiano, potremmo infatti tradurre la frase con se qualcuno chiede, digli che non sai.
Ci risulta difficile traslare la stessa formula nella nostra lingua, non potremmo utilizzare loro, che per noi esaudisce solo la declinazione di plurale, poiché in inglese in questo caso è considerato una forma di singolare.
La sintassi inglese richiede l’uso del soggetto o pronome al posto di esso in ogni enunciato (I eat pasta; They buy flowers), mentre l’italiano ammette il soggetto sottinteso (mangio la pasta; comprano dei fiori ). Anche per questo motivo la ricerca di un pronome neutro è stata avanzata prima nei paesi anglofoni.
Negli Stati Uniti, ad esempio, oltre alla formula they-them, hanno inventato dei pronomi neutri specifici per le persone non-binary, come ey, xe, ze.
Dunque, che pronomi usano le persone non-binary in italiano?
Nella lingua scritta esistono diversi tentativi di far giocare ogni genere al campionato della grammatica, tra i più comuni l’asterisco e la «u» e la schwa ə.
Quando ci si riferisce a un’entità plurale, in italiano usiamo il maschile plurale sovraesteso, ossia una formula che utilizzando la declinazione maschile coinvolge anche gli altri generi (Ciao a tutti significherebbe ciao a tutti gli uomini, tutte le donne, tutte le persone non binarie). Per aggirare la struttura sessista della grammatica italiana, negli ultimi anni è nata una nuova proposta: la schwa (letta scevà), la cosiddetta e rovesciata (ciao a tuttə, dove la ə accoglie ogni identità di genere).
La schwa è un suono vocalico presente nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA), sistema utilizzato dai linguisti per scrivere sotto forma grafica i fonemi.
Il suono della schwa ricorre in diverse lingue: in italiano è lo stesso della e finale di Napule, in inglese coincide con il suono iniziale di again.
Le sue origini risalgono alla parola shav, ebraico medievale, che potrebbe significare niente; altre teorie linguistiche sostengono invece sia sinonimo di uguale, pari.
Il primo a riconoscere questo suono come vocale è stato il linguista Johann Andreas Schmeller nel XIX secolo, durante la stesura di una grammatica tedesca bavarese per rispondere al bisogno di una vocale breve che non si distaccasse troppo dalla lingua latina.
Qualche anno più tardi, lo studioso di fonetica Alexander John Ellis se ne è servito per identificare una vocale distinta della lingua inglese, da lì il suono è arrivato a fine ottocento nell’IPA (International Phonetic Alphabet). Nello stesso periodo il linguista svizzero Ferdinand de Saussure utilizzò la Schwa per spiegare la sua teoria secondo la quale tutte le lingue derivino dall’indoeuropeo: in questa lingua originale, infatti, c’era un unico suono vocalico – la schwa, da cui poi sono nate tutte le altre vocali.
In Italia, la prima persona a richiedere l’uso della schwa come plurale per includere ogni genere e singolare per le persone non binarie è stato Luca Boschetto, con il suo sito Italiano Inclusivo.
Successivamente è spopolato nei gruppi attivisti LGBT+ e ripreso da Vera Gheno, linguista e attivista italiana, che afferma come la schwa sia una soluzione migliore rispetto all’uso dell’asterisco e della desinenza «u», poiché il primo non ha un suono e la seconda in molti dialetti rappresenta il maschile singolare.
Come declinare la schwa? Ecco una semplice tabella (Cose Spiegate bene – Questioni di un certo genere, Il Post, IPERBOREA, 2021):
Tabella dei pronomi neutri:
Femminile | Maschile | Neutro | |
Sostantivi (singolare) | la sindaca la dottoressa la poeta l’autrice un’amante | il sindaco il dottore il poeta l’autore un amante | lə sindacə lə dottorə lə poetə l’autorə unə amantə |
Sostantivi (plurale) | le sindache le dottoresse le poete le autrici delle amanti | i sindaci i dottori i poeti gli autori degli amanti | ə sindacə ə dottorə ə poetə ə autorə deə amanti |
Pronome personale terza persona singolare | lei a lei / le | lui a lui / gli | ləi a ləi / lə |
Nonostante la ə sia la soluzione maggiormente adottata per rendere il linguaggio inclusivo, non si può dire con certezza che si diffonderà tra tutti nella lingua italiana.
Molti parlanti la trovano ostica e innaturale e sentono questa modifica di linguaggio imposta anziché come un modo per dare voce a chi non ne ha.
Vi sono, inoltre, due problemi tecnici. Il primo riguarda la scrittura: il simbolo della schwa è presente sulle tastiere Android (da aprile 2021) e Ios (da aprile 2021), ma non quelle dei computer. Il secondo coinvolge le persone con deficit nella lettura, persone dislessiche o ipovedenti, che decodificano con difficoltà il simbolo ə.
Come per tutti i cambiamenti linguistici, l’inserimento della schwa definitivo nella lingua italiana orale e scritta richiede tempo, abitudine e costanza nell’uso.
Pronomi neutri: l’importanza di avere un nome
Vera Gheno afferma una cosa importante: una società più equa è una società nella quale non si ragiona più in termini normocentrici (normale vs diverso), ma in termini di diversità specifica (Cose Spiegate bene – Questioni di un certo genere, Il Post, IPERBOREA, 2021).
Non si dovrebbe nemmeno parlare di inclusività, perché questa presuppone un mondo diviso in chi è incluso e chi non lo è.
Le nom est amour, ha detto Jacques Lacan (il nome è amore), intendendo dire che quando denominiamo qualcosa o qualcuno lo accogliamo, lo identifichiamo e lo significhiamo.
Ci risulta difficile parlare di qualcuno senza nominarlo, pensare a qualcosa senza saperla chiamare per nome. La nostra società è edificata sul linguaggio, dalla costituzione al codice della strada, dall’appello dei bimbi all’asilo nido ai cognomi sui campanelli. Siamo animali sociali, necessitiamo di parole per interfacciarci con gli altri e presentare le nostre identità.
Non sembra così strano dunque che le persone non binarie rivendichino un pronome proprio per affermare la propria esistenza e presentarsi al mondo allo stesso modo di tuttə.
Come ci si rivolge a una persona non-Binary?
Infine, una breve lista di modi in cui rivolgerci a una persona non-binary o che preferisce ci si riferisca a lei con pronomi neutri e che quindi non ne assumano il genere.
- Utilizzare dove possibile un tempo verbale impersonale, che non richieda la declinazione del participio. Es. “Ti sei divertito?” diventa: “è stato divertente?” Questo è anche un ottimo modo per non definire il genere del nostro interlocutore senza saperlo.
- L’uso della schwa ə nello scritto e nel parlato.
- Perdonarsi, dove si sbaglia. Errare è umano. Demi Lovato ha raccontato che le capita di autocorreggersi le declinazioni dei pronomi quando si riferisce a sé stessa. Si tratta di una forma di linguaggio relativamente nuova, nessuno ci chiede di naturalizzarlo nell’immediato, ciò che conta è essere aperti a un uso più consapevole e inclusivo delle parole, sapendo che a volte si fallirà pur facendo del nostro meglio.
- A volte l’unica cosa da fare quando non si sa una determinata cosa è chiedere a chi ci può fornire una risposta. Con rispetto e gentilezza si può chiedere al nostro interlocutore quali pronomi preferisce che vengano usati nei suoi confronti.
L’allenamento a una società accettata e compresa in quanto diversificata è lungo e intenso, EnbyPost cerca di contribuire attraverso la divulgazione e l’informazione dei temi riguardanti la comunità LGBT+. Se anche tu vuoi provare a far parte di questa realtà clicca qui!