Punk: donne che hanno lasciato il segno

La musica punk mi ha rubato il cuore fin dalla preadolescenza. Ricordo quei giorni in cui tornavo da scuola e mi chiudevo nella mia stanza, sbattendo la porta, piena di rabbia giovanile e frustrazione verso una società che, per quel poco che potessi comprendere a dodici anni, già mi sembrava normativa e conformista. Ricordo i momenti in cui agganciavo le enormi cuffie per la televisione al mio MP3, alla ricerca dei brani dei miei idoli assoluti: Sex Pistols, Ramones, Clash, Joy Division. Quegli anfibi fino al ginocchio, giacche di pelle, borchie e catene, colori e pattern che essendo nata e cresciuta in una realtà provinciale erano ben distanti dalla mia esperienza quotidiana, mi avevano rapito il cuore.

donne punk femministe

Eppure, solo poco più avanti negli anni, quando ho iniziato le scuole superiori e sono stata introdotta alla lotta transfemminista, ho iniziato a riconoscere un modello preoccupante: quasi tutte le band che ascoltavo erano composte esclusivamente da uomini.

Non ci sono donne nella scena punk, oppure manca una rappresentazione che andasse fuori dal proprio prototipo del punk rocker? Ero stufa di idolatrare l’ennesimo uomo bianco, inglese (o talvolta americano), eterosessuale. Per quanto apprezzassi la “politicità” della scena, le sue lotte per i diritti della classe operaia e il suo desiderio di fare un dito medio enorme ad una società basata su privilegi monetari e su principi ipocriti, la rappresentazione femminile e/o queer era minima. O almeno, era minima per la mia conoscenza dell’epoca, che si limitava alla parte più mainstream della scena.

Punk femminista e queer

Cantanti punk donne: storia e canzoni

Così, decidi di fare una ricerca Google molto banale: cantanti punk donne. Iniziai ad ascoltare alcune delle canzoni e artiste suggerite, sulla base dei suggerimenti delle artiste più popolari. Feci la mia prima playlist con un paio di canzoni: Gluttony di Alice Bag, People Have the Power di Patti Smith, Brass in Pocket di Chrissie Hynde e il suo gruppo The Pretenders, Celebrity Skin di Courtney Love e il suo gruppo Hole. Da lì, cominciai ad ascoltare a ripetizione gruppi e artiste punk donne: mi si era letteralmente aperto un mondo.

Poi cominciai ad informarmi sul legame tra la lotta transfemminista e la musica punk. Ricordo quando mi imbattei con A Punk Prayer delle Pussy Riot. Questi balaclava, questa critica spinta e senza censure verso una società corrotta e patriarcale, mi lasciarono senza parole. Iniziai ad esplorare il movimento Riot Grrrl, che univa le sonorità punk alle lotte femministe. Scoprì il mondo degli ‘Zines (riviste punk autoprodotte) femministi, che raccontavano di scene che andassero ben al di fuori del Regno Unito e degli USA. Ancora oggi, sto ricercando e scoprendo nuovi gruppi della scena Queercore – quel sub genere nato proprio dall’incontro di gruppi composti da soggettività queer.

Cantanti punk donne

Punk femminista e queer contro l’eteronormatività

Il fascino del punk risiede nel fatto che sia uno spazio per outsiders, persone che non si conformano con l’idea eteronormativa di normalità. Il termine punk stesso è una rivendicazione di una parola che significava ‘anormale’, deviant. Eppure, i gruppi più famosi, che hanno reso il genere popolare in tutto il mondo, erano composti da soli uomini, di cui la maggior parte cis-etero. Questa contraddizione ha portato molte donne e persone LGBTQ+ a creare i propri spazi, dove la tradizione del genere musicale si incontrava con la lotta transfemminista. Insomma, c’è stata una ribellione transfemminista all’interno di una scena ribelle di persè.  Consiglio a tutt* coloro che sono appasionat* a questo genere tanto quanto lo sono io di ricercare e supportare i gruppi punk queer, femministi, alternativi: alla fine, non c’è niente di più punk di rivoluzionare il punk stesso.

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