Tos e carenza di farmaci: un problema di cui è giusto parlare.
Il problema dei farmaci per la TOS, assenti dal 2019 a oggi
Premesso che la terapia ormonale non è l’unico percorso scelto dalle le persone transgender, queste ne possono usufruire se ne hanno la necessità. Tuttavia, l’accesso a questi farmaci non è sempre agevole.
Già nel 2019 l’AIFA aveva denunciato l’assenza di farmaci a base di testosterone. Negli ultimi mesi a cavallo fra il 2022 e 2023, giornali e tv hanno divulgato notizie sulle assenze di alcune delle materie prime necessarie alla costituzione di molti farmaci basilari.
La lista di farmaci temporaneamente carenti può essere consultata sul sito dell’AIFA ed effettivamente è lunga, eppure il dolore della comunità transgender in transizione passa in sordina.
TOS e politica: regionalismi e sanità riguardo alla terapia ormonale sostitutiva
La carenza di farmaci per la TOS non è nuova alla comunità. D’altra parte le conseguenze fisiche e psicologiche possono essere devastanti. In preda allo sconforto totale, c’è chi preferisce utilizzare farmaci con effetti collaterali maggiori, poiché i sintomi da detransizione nuociono gravemente alla salute psico-fisica.
Solo nel 2018 la comunità transgender vedeva l’IDC-11 (International Classification of Diseases 11th) depatologizzare la disforia di genere: da malattia psichica era inglobata nella sfera della salute sessuale.
Per quanto riguarda l’Italia, non è semplice ottenere la TOS (Terapia ormonale sostitutiva): è necessaria una diagnosi specifica di incongruenza di genere. Da lì, è possibile essere affiancati da un professionista che elaborerà un piano ad personam, inserendo i farmaci adatti a consentire l’affermazione del genere. Dunque, ogni terapia è strettamente individuale ed è basata sui singoli parametri diagnostici.
Eppure la politica manca della giusta rappresentanza di una comunità sempre ai margini.
Un timido ma importante tentativo lo aveva fatto Unione Popolare che alle scorse elezioni 2022 aveva presentato la candidata transgender Loredana Rossi, l’unica dopo Vladimir Luxuria.
Qualche testimonianza sulla TOS: in provincia e in città
1. La testimonianza di Noemi
Noemi, ragazza transgender della provincia di Napoli, ci spiega le sue difficoltà a reperire l’antiandrogeno da circa giugno 2021: “In seguito alla carenza dei farmaci che mi furono prescritti, il centro presso il quale ero in cura ha modificato il mio piano ormonale, vedendosi costretto ad escludere questo farmaco fondamentale per me. E nonostante sia poi tornato in commercio, non riesco ancora a integrarlo. Infatti il centro, per motivi tecnici, ha dovuto rimandare molte volte la visita. Insomma, quasi un anno in detransizione. Vivo su un’altalena, dopo due settimane dalla sospensione avvertivo già l’ingrossamento delle corde vocali. Fa male. Fa male non vedere riconosciuti i propri bisogni dallo Stato. Anche io sono una cittadina italiana e come tale ho il diritto di avere i farmaci di cui ho necessità”.
2. La testimonianza di Dorian
Dorian, ragazzo transgender di Roma, ci racconta un’esperienza a tratti più confortante: “Faccio una piccola premessa: mi ritengo fortunato perché vivo in una grande città! A Roma abbiamo lo sportello principale (SAIFIP) e un reparto ospedaliero totalmente dedito alla ricerca. Sì, ho subito nel 2019 la mancanza di terapia iniettabile, ma immediatamente mi è stato sostituito con la terapia in gel. Insomma qualcosa si trovava. Tuttavia, penso a coloro che vivono in realtà più piccole: il regionalismo differenziato in ambito sanitario fa sì che si creino mille esperienze e difficoltà diverse”.
Tos e carenza farmaci: conclusioni
Ciò che emerge da queste testimonianze è il divario di esperienze causato dal luogo in cui si nasce e l’indipendenza economica che consente di accedere a visite presso privati, sotto gli occhi ciechi delle politiche, la Salute la crea la fortuna.
Foto di Anna Shvets: pexels.com/it-it/foto/persona-in-possesso-di-siringa-3786166/