Il mondo del copywriting sembra essere un mondo tutto rosa, al femminile. Con una breve ricerca per tag su Instagram vi accorgerete che i primi 10 profili sono di donne freelance che offrono la loro esperienza e creatività come scrittrici digitali. In realtà questo settore gira intorno al maschilismo (e se su Instagram di copywriter uomini ne trovati pochi è una cosa voluta). Perché dico questo? Ve lo spiego in questo articolo.
Copywriter: un lavoro per soli uomini
La storia è antica e si ripete su più fronti. Il mondo del copywriting non è quindi esente dal maschilismo imperante che esclude le donne da ambienti di lavoro come le agenzie di comunicazione.
Anche se dai social potrebbe sembrare il contrario, analizzando a fondo il settore degli scrittori digitali, le donne vengono spesso messe da parte quando di parla di scrivere testi ottimizzati SEO per i clienti blasonati delle agenzie di comunicazione.
Un po’ come Mary Shelley venne schernita come scrittrice di romanzi dell’orrore (e poi vinse contro 2 uomini una sfida senza tempo che ci ha regalato un capolavoro come “Frankenstein”), oggi se vuoi scrivere ed essere ben pagata per farlo devi fingerti uomo.
Maschilismo da leoni da tastiera
Le percentuali parlano chiaro: nelle agenzie di comunicazione solo 1 copy su 3 è donna. Questo perché lavorare nel mondo del copywriting ad alti livelli significa non solo saper scrivere, ma anche saper lavorare con le ricerche e le statistiche che mostrano cosa vuole e cerca la gente sui motori di ricerca.
Purtroppo ancora per troppi professionisti del settore questo lavoro di ricerca è una cosa che fanno bene solo gli uomini. I luoghi comuni che conducono quindi a pratiche maschiliste nel mondo del copywriting sono molteplici.
“Credo che nessuna donna sappia realmente leggere un grafico e capirne il senso.” “La matematica, gli algoritmi, ma anche il calcolo che porta alla scelta della migliore via strategica per ottimizzare un sito internet non è certo cosa da donne”.
Queste sono solo alcune delle frasi che ho trovato in alcuni forum in cui si chiedeva “Mi consigliate un buon copywriter donna?”. Per fortuna qualcuno che crede nelle freelance che lavorano con la SEO c’è, peccato che le contattino per la loro sensibilità femminile e il linguaggio inclusivo.
Maschilismo nel copy e linguaggio inclusivo
Quello del linguaggio inclusivo è un tema spinoso. Non voglio soffermarmi troppo su questa parentesi. Lo cito per mettere in luce uno degli aspetti che spingono agenzie e aziende a contattare copywriter donna.
È pensiero comune che per collegarsi empaticamente con l’altro si debba essere donna. Per molti “linguaggio inclusivo” è sinonimo di “empatia”. Peccato che riuscire a scrivere un testo indicizzato che rispetti le regole del linguaggio inclusivo abbia poco a che fare con l’empatia.
L’empatia è quel sentimento che provano gli esseri umani al di là del loro genere. Pensare che sia una cosa tipica solo degli esseri femminili è maschilismo puro e semplice. Il punto è che le donne copywriter fanno fatica ad emergere e ad avere compensi simili o maggiori rispetto ai loro colleghi maschi.
Niente di nuovo direte voi…
Esatto. Starete pensando che è una cosa che dura dall’alba dei tempi: i primi veri scrittori degni di questo nome erano uomini, così come i primi medici e i primi avvocati e imprenditori.
Il fatto è che come nel mondo dei gamer, anche nel mondo del copywriting il maschilismo costringe le donne a nascondersi dietro falsi nomi. Alcune pur di lavorare in questo campo accettano lavori con guadagni talmente bassi che non rientrano nemmeno del tempo speso a fare le loro ricerche.
Dietro al lavoro del copywriter c’è molto di più che la capacità di scrivere testi corretti e leggibili. Il copywriter fa ricerca, risponde ai bisogni di chi utilizza i motori di ricerca per risolvere i propri dubbi. Il copywriter scrive, analizza e crea testi che piacciono a Google (sia che sia maschio, sia che sia femmina).
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Onestamente non credo questo articolo rifletta la situazione attuale del copywriting né nelle agenzie nel mondo dei freelance. Sembra più scritto per fare polemica e magari indicizzarsi per qualche parola chiave che ora mi sfugge.
Nelle agenzie, una delle mie esperienze più significative è stata sotto una direttrice creativa donna e copywriter, oggi CEO di un importante gruppo e Presidente dell’ADCI.
Nella libera professione, collaboro con molti colleghi e la maggior parte di loro sono di sesso femminile.