“Dovete dargli speranza”. Questo diceva Harvey Milk negli anni ’70. Anni in cui essere gay ed essere eletto ad una carica politica significava infrangere un record. Sembrano mille secoli fa, sono solo 30 anni, penseranno quelli di voi che sono ben fieri (e a ragione) di aver vissuto nell’epoca-Obama. Ed è stato proprio il primo afro-americano ad essere stato eletto Presidente degli Stati Uniti d’America, nel 2008, ad aver riportato in auge il concetto di Hope, Speranza, che mai come oggi sembra attuale e necessario.
Harvey Milk e il suo messaggio senza tempo
Vi riportiamo un brano tratto da un celebre discorso di Harvey Milk:
“E i ragazzi gay di Altoona, della Pennsylvania, di Richmond, del Minnesota, che fanno coming out e poi ascoltano Anita Bryant (n.d.r. cantante che si scagliava contro i gay) in televisione. L’unica cosa che li fa andare avanti è la speranza. Speranza di un mondo migliore, di un futuro migliore, speranza di un posto sicuro dove rifugiarsi se la pressione in casa diventa troppa. Speranza che andrà tutto bene. Senza speranza non solo i gay, ma anche i neri, gli anziani, i portatori di handicap, noi tutti ci arrenderemmo. E se eleggerete più politici gay, coloro che fino ad ora si sono sentiti privati del proprio diritto di voto riusciranno ad andare avanti. Sarà una speranza per una nazione che si era arresa, perché se ce la può fare una persona gay, le porte sono aperte per tutti”.
“Tutti” sono coloro che non corrispondono all’identikit “bianco, sano, benestante”. Un identikit che, in realtà, corrisponde a una minoranza di persone su questa Terra: come mai fa sentire minoranza tutti gli altri? Forse, più che di numero, si tratta di rilevanza all’interno dei meccanismi di potere socio-economici. Ecco, dunque, che l’appello generale di Harvey Milk ha soprattutto questa funzione: di far capire agli “svantaggiati” che la vera carne del mondo sono loro – che, senza di loro, non esisterebbe neppure un’umanità, nel senso letterale e concreto del termine.
Foto tratta da Wikimedia Commons.