Viviamo in una società ossessionata dall’aspetto fisico, dove il corpo diventa una vetrina da esporre al giudizio dei passanti. Uno schermo dove proiettare le aspettative altrui. Un prodotto da recensire.
Il termine “skinny shaming” si riferisce a un fenomeno spesso ignorato: l’odio, i commenti denigratori o le critiche rivolte alle persone considerate “troppo” magre per gli standard comuni. Frasi come “sei uno scheletro!” oppure “dovresti mangiare di più” potrebbero sembrare apparentemente innocue, ma in realtà sono cariche di pregiudizio e possono avere un impatto devastante su chi le riceve.
Il fat shaming, ovvero la derisione delle persone per il loro sovrappeso, è senza dubbio un fenomeno più riconosciuto e un argomento di cui si è ampiamente discusso. Troppo poco conosciamo, invece, dello skinny shaming, che rimane ancora un tema sottovalutato, spesso giustificato come preoccupazione per la salute di chi lo subisce. Ma come facciamo a individuare il confine tra apprensione indesiderata, semplice curiosità e body shaming?
Skinny shaming: quando un complimento diventa body shaming
Il confine tra osservazione e body shaming è sottile, ma piuttosto chiaro. Ripetiamolo insieme: commentare il corpo altrui senza consenso è sempre una violazione.
Un commento non richiesto, anche se si nasconde dietro un complimento, come “sei dimagritə un sacco, stai molto meglio!”, implica un giudizio sul valore della persona. Pensieri tossici, così come tossici sono i commenti espressi, potrebbero annidarsi nella mente della vittima, dando vita a un ciclo perpetuo di insicurezze e di insoddisfazione.
Il “successo” legato alla perdita di peso implica forse che la forma fisica precedente non andasse bene? L’obiettivo finale è stato davvero raggiunto o è necessario spingere il proprio corpo oltre i suoi limiti per conquistare l’approvazione di un pubblico più ampio?
Le parole possono non solo influire negativamente sull’autostima, ma anche contribuire allo sviluppo di disturbi alimentari, innescando il meccanismo malato per cui esiste sempre uno standard estetico irraggiungibile a cui bisogna sforzarsi di avvicinarsi.
Skinny shaming e fat shaming: due facce della stessa medaglia
Skinny shaming e fat shaming possono sembrare fenomeni opposti, ma condividono la stessa radice: la convinzione che i corpi debbano aderire a un determinato canone. Entrambi i comportamenti si fondano su un messaggio implicito: il tuo corpo così com’è non va bene.
Questo rafforza una narrazione tossica: il valore di un individuo è legato al suo aspetto esteriore. Ridurre il corpo altrui a un’etichetta ignora la complessità di ogni essere umano e la sua storia. Dietro a un corpo ci sono storie di salute, traumi, lotte interiori o semplicemente scelte di vita che non ci riguardano.
Body shaming: un nuovo linguaggio di rispetto
Il rispetto per gli altri inizia con il silenzio: imparare a non commentare, a non giudicare per forza, a non invadere gli spazi altrui. In un mondo in cui ci si arroga sempre il diritto di dire la propria su ogni argomento o persona, scegliere il silenzio è un atto rivoluzionario di gentilezza.
I corpi non hanno bisogno di essere giudicati o commentati. Hanno bisogno di essere rispettati.
In definitiva, che si tratti di skinny shaming o fat shaming, la lezione è semplice: lasciamo che i corpi siano. Senza etichette, senza giudizi, senza commenti.