Il 24 maggio 2017, il Circolo Culturale TBGL Harvey Milk di Milano ha ideato un’inconsueta iniziativa, per raccogliere fondi: “Quattro mani per il Milk”. Due membri dell’associazione hanno messo a disposizione le proprie diverse competenze nel campo del massaggio. Uno di loro era il monaco zen italiano Jacopo Enrico Daie Milani, ai tempi consigliere del circolo culturale, che ha proposto trattamenti Shiatsu, imparati al nobile monastero di cui fa parte. L’altra era Lilly (non preoccupatevi del cognome: per chi ama il Milk, di Lilly ce n’è una sola). Lei ha risposto alle domande che riportiamo di seguito.
Anche se questo circolo non è più attivo, è importante ricordarne il prezioso contributo, poiché ha permesso a molte persone gender non conforming di praticare meditazione, teatro, laboratori di inglese e francese, giardinaggio, fotografia e altri hobby in uno spazio di non giudizio
In che rapporti sei con il Circolo Culturale TBGL Harvey Milk? Socia, simpatizzante, membro del consiglio direttivo…?
Sono socia del Circolo Culturale Harvey Milk Milano da circa un anno.
Come hai imparato la tecnica del massaggio?
Ho imparato a fare massaggi frequentando un corso triennale di estetica, dal 2013 al 2016.
Che tipo di massaggi hai proposto, durante l’iniziativa?
I tipi di massaggio proposti sono:
- massaggio estetico classico;
- massaggio rilassante;
- massaggio drenante
- massaggio ayurvedico.
Quali erano le differenze più lampanti fra il tuo massaggio e quello offerto da Jacopo Dai-e Milani?
Jacopo si occupa di trattamenti Shiatsu, cosa in cui io non sono minimamente competente. I miei massaggi sono i comuni massaggi che si fanno in estetica, per riequilibrare l’umore (rilassante e ayurvedico) e favorire il drenaggio dei liquidi e la circolazione (drenante).
La vostra iniziativa ha avuto successo?
Per ora, non molto. Ma è presto per dirlo: è passato troppo poco tempo.
Tu, personalmente, sei stata contenta dell’esperienza?
Anche a questa domanda credo potrò solo rispondere più avanti, in base a come andranno le cose.
Intervista a cura di Erica “Eric” Gazzoldi